sabato 1 luglio 2017

Passioni visive. Questo il titolo della ambiziosa retrospettiva dedicata a Marino Marini (Pistoia, 1901-Viareggio, 1980) presentata dalla Fondazione Marino Marini a Pistoia, casa sua. Dove esattamente? A Palazzo Fabroni -già sede della bella retrospettiva di Giovanni Frangi questa primavera e ora di Giovanni Pisano- dal 16 settembre 2017 al 7 gennaio 2018. Vista facciata bicroma di Sant’Andrea. Quattro mesi di serrati confronti con i modelli di scultura coevi e passati. Il tutto sarà poi trasferito in laguna alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dal 27 gennaio all’1 maggio 2018. Una grande, grandissima esposizione -frutto di anni di studio e lavoro di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi- che ripercorre tutte le fasi della creazione artistica di Marino Marini, dagli anni Venti agli anni Sessanta. La rassegna si articola in dieci sezioni. Ogni sezione propone un raffronto e dialogo scultoreo. Le invenzioni plastiche dello scultore pistoiese sono poste in relazione con i grandi modelli della scultura del Novecento ed esempi di scultura dei secoli passati. Dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca. Dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento. Nella prima sezione i busti degli esordi sono affiancati a canopi etruschi e a busti rinascimentali. “Popolo”, la terracotta del 1929, punto di svolta arcaista, si misura con una testa greco-arcaica da Selinunte e con un coperchio figurato di una sepoltura etrusca. Intanto il capolavoro ligneo “Ersilia”, dialoga con sculture etrusche e antico-italiche.

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